Il venditore è cacciatore, raccoglitore o agricoltore?
Qualche giorno, fa durante un’uscita di caccia fotografica mi è sorto spontaneo questo quesito.
Il venditore, antropologicamente parlando, è più simile ad un cacciatore, ad un raccoglitore o ad un agricoltore?
A mio avviso, ai primordi, il venditore era prevalentemente un raccoglitore: bastava avere un prodotto giusto e recarsi nel posto giusto perché fosse la preda stessa a farsi trovare. Senza andare troppo lontani nel tempo, direi l’Italia degli anni ’60 dove chiunque avesse un minimo d’iniziativa aveva grandi possibilità di riuscire.
Successivamente, la situazione progressivamente peggiorò, ma il venditore viveva ancora in un ambiente favorevole, “ricco di selvaggina” e di opportunità. Individuava la sua “preda”, la inseguiva ed infine la cacciava arrivando alla famosa firma sul contratto: difficilmente tornava a casa a mani vuote. Diciamo fino alla fine degli anni ’80?
Poi l’ecosistema è mutato ancora: le prede sono diventate molto più furbe, si sono ridotte di numero e contemporaneamente è aumentato a dismisura il numero di cacciatori. Essere tenaci a rincorrere il cliente e spigliati di parlantina non è più sufficiente ad assicurare la sopravvivenza.
Nel 2016, il venditore deve essere prevalentemente un agricoltore che semina, cura e solamente quando è il momento giusto raccoglie. A volte deve anche far riposare il campo per impedire che diventi arido e deve intrattenere rapporti di “buon vicinato” con i suoi competitor perché per superare le avversità dell’ambiente è utile collaborare tutti insieme nel rispetto reciproco.