Alla Fata Turchina non credi più… Allora perché continui a farti fregare da chiunque ti presenta un numero?
Nell’immaginario comune, i numeri incarnano la razionalità e l’autorevolezza. Qualunque relazione o ricerca accompagnata da numeri o statistiche immediatamente assume un’aurea di verità assoluta.
Ma è veramente così?
1° FALSO MITO: i numeri hanno per loro stessa natura il potere di spiegare
Chi si occupa di ricerca sperimentale parte da un’ipotesi di lavoro. Per validare o confutare questa ipotesi individua delle variabili indipendenti che manipolate (una alla volta) producono dei cambiamenti sulla variabile dipendente.
Nella realtà del business, quasi sempre si procede nel modo esattamente opposto.
Si parte dai risultati ottenuti (sovente nel caso in cui siano insoddisfacenti) e da questi si cerca di individuare quale variabile li ha generati. Infine si fanno ipotesi su come indirizzare il business.
Questo nel migliore dei casi, perché capita spesso che si parta da una strategia già decisa e si cerchino semplicemente dei numeri che la giustifichino.
2° FALSO MITO: i numeri e la statistica non mentono
La statistica e le percentuali possono essere lo strumento perfetto per confondere le acque. Non è necessario neppure inventare dei numeri per trasformare un disastro in un successo: basta trasformarli in percentuale!
Non ci credi? Allora leggi le due prossime frasi:
- Il numero di clienti nel corso del 2016 è aumentato da 10 a 15. Il fatturato è cresciuto da 1.000 a 1.700 euro.
- Il numero di clienti nel corso del 2016 è aumentato del 50%. Il fatturato è cresciuto del 70%
Nei due casi viene detta esattamente la stessa cosa, ma mentre la prima verrà interpretata da tutti come un fallimento completo, la seconda potrà portare ad una standing ovation se gli ascoltatori non hanno ben presente la “reale” situazione.
E per finire sull’effetto distorsivo della statistica, concludo questo breve articolo con la celebre metafora dei “polli di Trilussa”:
“Sai ched’è la statistica? È ‘na cosa
che serve pe fà un conto in generale
de la gente che nasce, che sta male,
che more, che va in carcere e che spósa.
Ma pè me la statistica curiosa
è dove c’entra la percentuale,
pè via che, lì, la media è sempre eguale
puro co’ la persona bisognosa.
Me spiego: da li conti che se fanno
seconno le statistiche d’adesso
risurta che te tocca un pollo all’anno:
e, se nun entra nelle spese tue,
t’entra ne la statistica lo stesso
perché c’è un antro che ne magna due. “
(Trilussa, La Statistica)